venerdì 26 aprile 2013

Du Bellay profetizzava Letta?



Sembrerebbe scritto per questa giornata di politica italiana. Invece Du Bellay lo scriveva nella Parigi del XVI secolo. Sempre nella mia traduzione.


Se a corte vuoi avere solida posizione,
Il silenzio (Ronsard) ti sia come un decreto.
Chi ad un amico soffia la chiave d’un segreto,
Diventare lo fa, da suo amico, padrone.

Devi ancora, Ronsard, mi parrebbe, tenere
Col tuo nemico qualche discreta mediazione,
Agendo contro lui, dagli dimostrazione
Che così ti fa agire soltanto il tuo dovere.

Vediamo troppo spesso una lunga amicizia
Per un nulla mutarsi in fiera inimicizia,
Ed in odio l’amore sovente trapassare.

Del che (veduti i tempi) non dobbiamo stupirci,
Ama dunque, Ronsard, come potessi odiare,
Odia dunque, Ronsard, come potessi amare.

domenica 14 aprile 2013

La dolce libertà

In questo sonetto dei Regrets (raccolta di cui sto ultimando la traduzione), Joachim Du Bellay lamenta la mancanza di libertà di espressione, e lo fa con grande efficacia e profondità.
Ecco come ho tradotto i suoi versi alessandrini.


XLVIII

Quant’è felice chi costretto non è a fingere,
Quel che la verità lo costringe a pensare,
Ed a cui il rispetto di chi non s’osa offendere
La libertà non possa alla penna negare!

Ah, perché da quel nodo sento la mia restringere,
Quando i miei giusti pianti cerco di cominciare?
Perché l’anima mia non si può mai concedere
Di risentire il male o di poterne piangere?

Mi si mette in affanno, e non oso gridare,
Mi si vede in tormento, e non oso pregare
D’avermi compassione. O pena sottomessa!

Non c’è fuoco più ardente di un fuoco ch’è rinchiuso,
Non v’è morbo più aspro di quello che va all’osso,
Né più grande dolore d’un dolore ch’è muto.