sabato 10 marzo 2012


UNA POESIA DI BAUDELAIRE


Dedico a Grazia, autrice di un notevole
blog sull'arte, una delle mie traduzioni da Baudelaire.
Finalmente ho capito come si mette il link. Evviva.

La serva di gran cuore, di cui eri gelosa,

E che dorme il suo sonno sotto un’umile zolla,

Dovremmo tuttavia portarle qualche fiore.

I morti, poveretti, hanno grandi dolori,

E quando Ottobre soffia, d’alberi potatore,

Il vento malinconico intorno ai loro marmi,

Devono ritenere i vivi bene ingrati

A dormire al calduccio, come fanno, nei letti,

Mentre, rosi da sogni incoerenti e neri,

Senza compagno a letto, senza bei conversari,

Scheletri vecchi, freddi, lavorati dal verme,

Sentono sgocciolare le nevi dell’inverno

Ed il secolo scorrere, senza famiglia o amico

Che cambi i cenci appesi sopra la loro griglia.

Quando il ceppo soffia e canta, se la sera

Calma, nella poltrona la vedessi sedere,

Se, in una notte azzurra e fredda di dicembre,

La trovassi accucciata in un canto della stanza,

Grave, venuta dal fondo del letto eterno

A covare il bambino cresciuto col materno

Suo occhio, che direi a quell’anima buona,

Vedendo il pianto scenderle dalla palpebra vuota?