ovvero: come per uno studioso sia utile la compagnia del gatto (e dei topi)
Un monaco irlandese del nono secolo aveva un bel gatto bianco a cui era molto affezionato, tanto che scrisse in suo onore questa deliziosa poesia. La poesia di Pangur Ban ha attraversato i secoli ed è giunta fino a noi, tradotta in inglese in parecchie versioni, di cui alcune sono reperibili sul web.
Ecco la mia traduzione in italiano, che naturalmente è piuttosto libera, essendo fatta dall'inglese.
Pangur Ban ed io facciamo
cose simili che amiamo:
lui la posta fa ai sorcetti,
io vo in caccia di concetti.
Meglio della gloria eterna
è star qui con libro e penna;
Non mi invidia però il gatto
che fa ciò per cui è fatto.
Cosa bella da vedere
siamo, lieti nel dovere
quando a casa quietamente
ci alleniamo con la mente.
Spesso un topo appare, ratto,
sotto il naso al prode gatto;
spesso va il senso d’un detto
fra le maglie d’intelletto.
Fissa al muro l’occhio acuto
Pangur, fiero e molto astuto;
saggia il muro della scienza
la mia piccola sapienza.
Quando acchiappa un topolino,
Pangur Ban, che gran festino!
E che gioia ho, se rischiaro
un dilemma che mi è caro!
Così entrambi stiamo in pace
a far quello che ci piace,
e ci giova la nostra arte;
a ciascuno la sua parte.
Quotidiano allenamento
lo fa eccelso nel cimento;
lungo studio mi conduce
a mutare il buio in luce.
.
Ti leggo da Mykonos, un'isola piena di gatti: mi sembra proprio il posto adatto a gustarsi la tua poesia!
RispondiEliminaUn elogio dell'intelligena del gatto!
RispondiElimina