La serva di gran cuore, di cui eri gelosa,
E che dorme il suo sonno sotto un’umile zolla,
Dovremmo tuttavia portarle qualche fiore.
I morti, poveretti, hanno grandi dolori,
E quando Ottobre soffia, d’alberi potatore,
Il vento malinconico intorno ai loro marmi,
Devono ritenere i vivi bene ingrati
A dormire al calduccio, come fanno, nei letti,
Mentre, rosi da sogni incoerenti e neri,
Senza compagno a letto, senza bei conversari,
Scheletri vecchi, freddi, lavorati dal verme,
Sentono sgocciolare le nevi dell’inverno
Ed il secolo scorrere, senza famiglia o amico
Che cambi i cenci appesi sopra la loro griglia.
Quando il ceppo soffia e canta, se la sera
Calma, nella poltrona la vedessi sedere,
Se, in una notte azzurra e fredda di dicembre,
La trovassi accucciata in un canto della stanza,
Grave, venuta dal fondo del letto eterno
A covare il bambino cresciuto col materno
Suo occhio, che direi a quell’anima buona,
Vedendo il pianto scenderle dalla palpebra vuota?
Un testo bellissimo, profondamente triste. Una musica lenta che s'insinua nel cuore facendoci comprendere la disperazione dell'esser dimenticati. Complimenti per lo sforzo.
RispondiEliminaBuona giornata.
Grazie Massimo.
EliminaComplimenti per la traduzione,molto bella.
RispondiEliminaE per la scelta della poesia e dell'autore.
Buona domenica,Costantino
Grazie Costantino, ottima domenica anche a te!
RispondiEliminaFinalmente, finalmente ricominci con la poesia ! E ogni volta è un regalo.
RispondiEliminaBuongiorno! con un abbraccio.
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