Quel fine Calabrese solletica ogni vizio,
Qualunque sia, all’amico, e
nessuno risparmia,
Fa ridere perfino gli
stessi che punzecchia,
Scherzando intorno al cuore
di chi ha preso a bersaglio.
Se qualche perspicace si
accorge nei miei versi
Che io mordo ridendo, nessuno
tuttavia
Mi chiami falso amico verso
quelli che pungo:
Ché chi mi stima tale, fortemente
s’inganna.
La satira, Dilliers, è un
pubblico esempio,
Dove, come uno specchio,
l’uomo savio contempla
Tutto quello che è in lui
di bello o di malfatto.
Non mi leggete dunque, o
chi mi vorrà leggere
Non s’arrabbi se vede,
messo in modo da ridere,
Qualche cosa di sé dipinto nel
ritratto.
Bella l'idea della satira come uno specchio per l'uomo savio. Oggi non basterebbe. O forse non c'è più nessun savio che voglia riflettere...
RispondiEliminacara Grazia, viviamo un tempo triste. Non è solo la crisi economica, è soprattutto quella morale che mi angoscia. L'arroganza estrema del potere, che arriva a voler imbavagliare la satira. Ricordiamoci cosa dev'essere, invece. Du Bellay è da riscoprire.
RispondiEliminaProprio così, cade a fagiolo per una cosa che mi è capitata di recente e che ti racconterò.
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