domenica 14 aprile 2013

La dolce libertà

In questo sonetto dei Regrets (raccolta di cui sto ultimando la traduzione), Joachim Du Bellay lamenta la mancanza di libertà di espressione, e lo fa con grande efficacia e profondità.
Ecco come ho tradotto i suoi versi alessandrini.


XLVIII

Quant’è felice chi costretto non è a fingere,
Quel che la verità lo costringe a pensare,
Ed a cui il rispetto di chi non s’osa offendere
La libertà non possa alla penna negare!

Ah, perché da quel nodo sento la mia restringere,
Quando i miei giusti pianti cerco di cominciare?
Perché l’anima mia non si può mai concedere
Di risentire il male o di poterne piangere?

Mi si mette in affanno, e non oso gridare,
Mi si vede in tormento, e non oso pregare
D’avermi compassione. O pena sottomessa!

Non c’è fuoco più ardente di un fuoco ch’è rinchiuso,
Non v’è morbo più aspro di quello che va all’osso,
Né più grande dolore d’un dolore ch’è muto.


4 commenti:

  1. Bellissima e purtroppo valida ancora oggi? Quando le pubblichi tutte le poesie che hai tradotto? Fammi sapere che le aspetto!

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  2. Bella e in questo momento mi corrisponde in pieno. Devi sapere che ho nominato Maura, la signora del libro, mia terza coach ad honorem, insieme a te e alla Grazia qua sopra. Ti spiegherò . Per ora ti ringrazio per tutto, per l'amicizia e per il lavoro fatto insieme ,per non avermi permesso di sciupare la nostra amicizia ... non mi chiedere perché di questo. Un bacione.

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  3. Il Poeta forse non lo immaginava ma ha scritto una poesia che supera i confini del tempo ed è attuale oggi più di allora.
    Complimenti per la bellissima traduzione.

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  4. grazie Costantino, Lorenza e Grazia (vado a ritroso) Du Bellay è stata una bella scoperta che ho fatto grazie a Marcel Duchamp. Era un grande poeta, da noi praticamente sconosciuto ma non in Francia, dove è considerato a ragione uno dei padri fondatori della moderna poesia francese.

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