Ecco come ho tradotto i suoi versi alessandrini.
XLVIII
Quant’è felice chi costretto
non è a fingere,
Quel che la verità lo
costringe a pensare,
Ed a cui il rispetto di chi
non s’osa offendere
La libertà non possa alla
penna negare!
Ah, perché da quel nodo
sento la mia restringere,
Quando i miei giusti pianti
cerco di cominciare?
Perché l’anima mia non si
può mai concedere
Di risentire il male o di poterne
piangere?
Mi si mette in affanno, e
non oso gridare,
Mi si vede in tormento, e
non oso pregare
D’avermi compassione. O
pena sottomessa!
Non c’è fuoco più ardente
di un fuoco ch’è rinchiuso,
Non v’è morbo più aspro di
quello che va all’osso,
Né più grande dolore d’un
dolore ch’è muto.
Bellissima e purtroppo valida ancora oggi? Quando le pubblichi tutte le poesie che hai tradotto? Fammi sapere che le aspetto!
RispondiEliminaBella e in questo momento mi corrisponde in pieno. Devi sapere che ho nominato Maura, la signora del libro, mia terza coach ad honorem, insieme a te e alla Grazia qua sopra. Ti spiegherò . Per ora ti ringrazio per tutto, per l'amicizia e per il lavoro fatto insieme ,per non avermi permesso di sciupare la nostra amicizia ... non mi chiedere perché di questo. Un bacione.
RispondiEliminaIl Poeta forse non lo immaginava ma ha scritto una poesia che supera i confini del tempo ed è attuale oggi più di allora.
RispondiEliminaComplimenti per la bellissima traduzione.
grazie Costantino, Lorenza e Grazia (vado a ritroso) Du Bellay è stata una bella scoperta che ho fatto grazie a Marcel Duchamp. Era un grande poeta, da noi praticamente sconosciuto ma non in Francia, dove è considerato a ragione uno dei padri fondatori della moderna poesia francese.
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