Il pianista che ascolta con le dita
La vita a volte è curiosa, si fanno incontri che ci trasformano completamente, anche se quando accadono non ce lo immagineremmo mai e poi mai.
Circa sette anni fa mi accadde, in un bel pomeriggio primaverile, di essere fermata per strada da una bella e giovane signora, madre di una compagna di Scuola Materna di mia figlia. Questa signora parlava con uno strano accento, non capivo bene se fosse straniera o se avesse qualche piccolo difetto di pronuncia. Il suo sorriso era estremamente caldo e comunicativo, e mi fermai volentieri a chiacchierare.
Cose di mamme, cose di Milano e del nostro quartiere; la nostra amicizia è cominciata così, e, senza saperlo, è stato anche l'inizio di una straordinaria avventura.
La mia amica si chiama Martina, è architetto come me, anche se lei è specializzata in urbanistica. Ha fatto il dottorato di ricerca in Università, ha lavorato a importanti ricerche, poi ha scelto di diminuire il suo impegno lavorativo per dedicarsi ai due figli; ma è un vero vulcano, e le sue attività non si sono certo azzerate né per quantità, né per qualità e impegno.
Dimenticavo di dire una cosa importante: Martina è sorda dalla nascita. Ha imparato a parlare grazie, fra l'altro, all'impegno quotidiano dei suoi genitori che per anni hanno realizzato dei cartoncini sui quali incollavano.. la vita.
Papà e mamma di Martina ritagliavano immagini di riviste e giornali, etichette e scatole di prodotti, francobolli, pezzi di stoffa, ciocche di capelli, e le incollavano sui cartoncini. Questo lavoro di cernita era compito principale della mamma. Il papà, ingegnere, con la sua bella calligrafia nitida provvedeva poi a scrivere in bell'alfabeto tondo minuscolo le parole, con il blu le consonanti con il rosso le vocali.
Il mondo ritagliato e incollato. Vorrei farvele vedere, queste foto e le parole che ci sono scritte sotto. C'è di tutto, concetti semplici e concetti a volte mica così immediati, per esempio due cartoncini con scritto "indice", uno con la foto del dito e uno con un indice ritagliato da qualche libriccino.
L'intelligenza con cui sono stati realizzati quei cartoncini sermbra sia magicamente filtrata nella mente aperta di Martina, pronta a ricevere tutto come una spugna.
E' lei che mi ha guidato a scoprire una realtà da cui ero esistenzialmente lontanissima; di solito, al mondo della sordità ci si avvicina quando capita di avere un familiare con questo tipo di problema.
Una volta Martina mi ha portato a vedere un pittore. Niente di strano, ne ho conosciuti e visti a tonnellate nella mia vita. Ma mai nessuno come questo. Esref Armagan è cieco nato, e dipinge bellissimi quadretti, disegna in prospettiva e con le ombre che rispettano la teoria delle ombre. Un'esperienza indimenticabile. Da allora ho cominciato a scrivere appunti, osservazioni, cercando di capire cosa ci sia in comune fra i vari linguaggi di cui gli esseri umani si servono per comunicare. Le esperienze di chi ha uno dei sensi meno efficiente sono state fondamentali per capire tante cose.
La prima cosa che mi sono chiesta è: cosa "vede" Esref quando disegna? dov'è, cos'è in realtà l'immagine che noi percepiamo? cosa ce la fa percepire?
Ho pensato che dev'essere qualcosa che ha a che fare con la matematica, e mi sono venute in mente le relazioni che da sempre i filosofi hanno evidenziato fra matematica e linguaggio. E poi, e poi... de fil en aiguille, come dicono i francesi, di cosa in cosa, saltando di palo in frasca sono arrivata a parlare di Giotto e di Leonardo, di Dante e Virgilio, a citare Cartan e Poincaré, per finire con le più recenti e appassionanti scoperte delle neuroscienze, ma sempre con un occhio attento alla mia amica Martina e ai problemi di apprendimento del linguaggio che caratterizzano il percorso di chi nasce con l'udito troppo debole.
Le cose si sono illuminate a vicenda: via via che andavo avanti mi rendevo conto che capire come funzionano i diversi linguaggi, e quello che li accomuna, è importantissimo per affrontare con consapevolezza la questione della sordità congenita. D'altro canto, certe questioni poste dalla deprivazione sensoriale finiscono poi per essere illuminanti nei confronti della natura stessa dei linguaggi.
Insomma, una strada piena di curve e di innesti, sorprendente, imprevedibile, appassionante.
Non vedo l'ora di leggerti e di percorrere con te questa strada sorprendente e appassionante.
RispondiEliminaGrazie
La storia della tua amica Martina e dei suoi splendidi genitori mi ha commossa. Me li immagino, al tavolo della sala, che insieme fabbricano questi cartoncini e offrono il mondo intero alla loro bambina. Bellissimo. L'amore trova davvero ogni strada.
RispondiEliminaSaluti!
Sì, secondo me i genitori di Martina so o davvero persone speciali. Lo sono tanto che non se ne rendono affatto conto. Quando ho scritto il libro ho voluto che, in appendice, ci fosse anche uno scritto di Martina e le foto di alcuni dei suoi cartoncini. Li abbiamo anche esposti in bacheca nella nostra Associazione Archivio Dedalus quando abbiamo presentato il libro in anteprima. Martina mi dice che i suoi genitori sono molto stupiti della mia attenzione per i loro cartoncini, non si capacitano di quanto io li trovi interessanti e importanti.
RispondiEliminaBuonasera a tutte!
RispondiEliminaMi intrometto solo per dire che ero presente sabato, anche se purtroppo per poco tempo.
Vedere Martina e il suo bel sorriso, parlarle e sentirla parlare mi ha fatto commuovere perché ne avevo sentito parlare da Delfina e non immaginavo che un giorno l'avrei incontrata. Bella e vivace e tanto comunicativa.
Così come è stato bello conoscere "il pianista"...
E ho visto i cartoncini in bella mostra nella vetrinetta! Vi consiglio di leggere il libro: la scrittura di Paola appassiona e avvicina a tematiche che diversamente forse non prenderemmo nemmeno in considerazione.
Un saluto a tutte e un caro abbraccio a Paola.
Maria
Cara Maria, grazie di tutto: sei davvero una cara amica.
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