mercoledì 23 febbraio 2011

L'architetto ha un grande potere terapeutico, normalmente sottovalutato.
Anni fa accadde che una persona a me molto vicina si ammalò di tumore al seno. Fu un momento molto duro, come si può immaginare. C. era forte, lo è tuttora, lottò con tutte le sue forze, aiutata in questo dalla sua solida famiglia. Le fui accanto come potevo, abitiamo lontane e questo non aiutava. Poi però C. decise di dedicarsi alla ristrutturazione della sua nuova casa. Aveva acquistato un vecchio immobile poco prima di scoprire la malattia, stavamo già cominciando a pensare al da farsi quando lei cadde in quel vortice nero di ospedali, cure tremende, paure.
Poi si decise: voleva che qualcosa andasse avanti, voleva a tutti i costi aggrapparsi a un motivo per vivere. La sua casa cominciò a prendere forma, prima di tutto nella nostra immaginazione: lavorai moltissimo per dare corpo ai suoi sogni, parlavamo e parlavamo, poi mi mettevo a tavolino per cercare di immaginare le soluzioni giuste per lei e per la sua famiglia. C. lottava, era stanca, ma costruire questa casa era diventata una vera terapia, per lei e per tutta la famiglia. Sembrava quasi che se fossimo riusciti a realizzare tutto come si desiderava anche la malattia sarebbe stata sconfitta.
In fondo basta trovare un motivo per vivere, uno qualunque, in questi casi: quello che conta è la volontà di vivere, di sconfiggere il male insidioso. Ma secondo me costruirsi la casa è qualcosa di diverso, è qualcosa di più. Quando si costruisce la propria casa si dà forma al nostro mondo e a noi stessi.
I neurologi hanno verificato che i neuroni reagiscono in modo specifico a ciò che accade entro lo "spazio peripersonale", quello immediatamente adiacente al nostro corpo. Infatti noi avvertiamo che ciò che si muove e attira la nostra attenzione e i nostri movimenti in quello spazio "appartiene" al nostro stesso corpo, come un ampliamento fisico del nostro essere.
Forse è per questo che la casa è qualcosa di così intimamente nostro; forse è per questo che costruire la propria casa nel momento in cui il nostro corpo sembra debole e pronto a scivolare altrove può dare una forza e una consistenza nuova al senso stesso della vita.
La casa è stata completata, è molto bella: C. sta bene, ha lottato e vinto la sua battaglia.
Sono stata molto felice di averle potuto dare un aiuto, anche abitando lontano.

2 commenti:

  1. molto toccante, questo post, anch,io ho (avuto?) un tumore , e anch,io, senza avere case da costruire, ho (forse) risolto e, tramortito (ammazzato?) la BESTIA, ma tanto è dovuto alla natura in cui vivo, e, agli alberi, che, abbracciandoli, mi danno energia. Grazie comunque per questa tua testimonianza, ce la si può fare,

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  2. cara/o m.fidanzi, grazie per aver commentato il mio post, e grazie per questa tua testimonianza. Il tumore è una delle bestie più brutte in cui si può incappare, anche se oggi per fortuna si può dire che ce ne sono di peggio (anche se quelle peggio sono davvero dei mostri innominabili).
    La forza di lottare ci viene prima di tutto dal gusto pe la vita, chi come te ha la fortuna di vivere vicino agli alberi e alla natura può certamente trovare una grandissima energia come l'hai fatto tu. Ma ognuno di noi attinge alle cose che ha a disposizione e che più ama: per qualcuno saranno gli alberi, per altri la poesia o una casa o una persona. L'importante è non arrendersi e guardare avanti, e l'importante è anche aiutare la ricerca che ha fatto tanti passi avanti. Da quando è successo il guaio di cui ho parlato, ogni Natale non faccio regali sciocchi, ma offro una somma alla ricerca.

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