martedì 22 febbraio 2011

Tanti anni fa presi una laurea in architettura. Non ho praticato granché la professione, ma ho spesso aiutato amici e parenti a sistemare le loro case. Aiutare le persone a definire la forma e la destinazione dello spazio che hanno a disposizione somiglia parecchio al lavoro dello psicologo. Tuttavia non sempre le regole della progettazione si adattano a quelle della mente di chi dovrà abitare un certo edificio e un certo appartamento.
Fra le varie consulenze, ne ricordo una in particolare: forse in quel caso non ho dato consigli in linea con le normative, ma di sicuro ho aiutato una giovane coppia in difficoltà a risolvere alcuni problemi cruciali della loro nuova famiglia. Ecco il quadro.

Lui: sposato, poi separato, un figlio quindicenne.

Lei: sposata, separata, due figli, uno quattordicenne, l'altro di tre anni.

Si erano incontrati, si erano amati, avevano tanto desiderato riunire quella loro anomala famiglia con tre figli maschi di cui due adolescenti di genitori diversi.
Bell'impresa.
I due erano riusciti a mettere insieme quanto bastava per acquistare un appartamento: non proprio in centro, ma il palazzo era bello, e c'erano tre camere da letto oltre a una cucina spaziosa provvista di un anomalo, enorme ripostiglio.

Tre camere da letto molto spaziose non sono niente male per una famiglia con tre figli, si dirà: sì, ma occorreva tener conto del fatto che c'erano due adolescenti che si trovavano a dover cambiare casa, abitudini e uno dei genitori. La situazione era esplosiva, e mi ricordava quella del tizio che deve traghettare capra, cavolo e lupo di là dal ponte. Come fare per evitare di creare disparità fra i due adolescenti? se uno di essi si fosse sentito messo in secondo piano, avrebbe certamente finito col determinare un avvio disastroso della nuova sistemazione familiare. I due fratelli erano troppo distanti di età, quindi non era il caso di proporre una camera in condivisione per loro due. Mettere in camera insieme i due coetanei avrebbe funzionato se fossero stati fratelli, ma non lo erano. Insomma, era indispensabile che ciascun figlio avesse la sua camera da letto. Beh, le camere erano tre, dunque la cosa da fare era che ciascuno di essi ne utilizzasse una.

E i genitori?

Ecco cosa proposi. La grande cucina venne allargata sul corridoio, abbattendo una parte di parete, e venne trasformata in soggiorno con cucina a vista. C'era posto per tavolo, cucina e due divani ad angolo: la questione "giorno" bene o male era risolta.
Ma dove far dormire i due genitori, senza condannarli all'eterno stress del divano letto chiuso-aperto-chiuso, e concedendo loro la giusta dose di privacy?
Rimuginavo intorno a quel grande ripostiglio. Pensavo di farne una cabina armadio, con un bagno cieco piuttosto comodo. Cercavo anche di capire se non ci fosse la possibilità di creare un soppalco, ma la cosa per vari motivi era impraticabile.
Alla fine mi venne un'idea: perché non trovare il modo di far dormire i genitori nel ripostiglio?
Il problema, ovviamente, era la finestra. Non ce n'era che una, e naturalmente era pertinenza della zona giorno; quindi il ripostiglio era cieco, senza luce e senz'aria.

Ed ecco la soluzione: una finestra sul soggiorno.
La finestra del soggiorno (quella vera) era molto graziosa, ad arco, con i vetri scanditi da listelli di legno un po' all'inglese, davvero piacevole. Suggerii ai miei amici di far realizzare una finestra uguale da aprire fra il ripostiglio e il soggiorno: questo avrebbe dato la possibilità di arieggiare la loro camera da letto (che peraltro fu fornita anche di una ventola di aereazione forzata). Inoltre il bagno cieco sarebbe diventato il loro bagno privato. Il soggiorno avrebbe avuto due finestre uguali, una aperta sul cortile esterno, l'altra sulla "camera" da letto dei genitori.
Quando feci loro questa proposta, ero convinta che mi avrebbero insultato. Invece, con mia grande sorpresa, ne furono entusiasti.
Il bagno cieco fu fornito di vasca con idromassaggio, e trovai posto perfino per una piccola cabina armadio ricavata nell'ultimo tratto di corridoio.
Sono trascorsi parecchi anni, e ancora oggi quegli amici mi ringraziano. Adesso i figli grandi sono andati via, ma ci credete? loro due, pur avendo a disposizione due belle camere arieggiate e spaziose, continuano a preferire quella loro camera-ripostiglio.


2 commenti:

  1. La prima, la prima sonon la prima !! Il primo commento ! E che dico ? Faccio come la Gaia quando era piccola e vedeva che parlavo con Mauro "Mamma , non pallare i'babbo!"(mamma non parlare col babbo) "Va bene , parla te, che mi devi dire?" " EEEhh..." Comunque è una bella storia . Ora mi organizzo per seguire...

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  2. Ciao Lorenzina cara, ci si insegue sulla rete:-)

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