venerdì 3 giugno 2011

Voltagabbana, plusvalore, dialettica


Sul blog di Vitamina "Iris e libellule" è iniziato uno scambio di idee su una questione che mi sta a cuore, e la riprendo qui.
Mariolino scrive - e io sottoscrivo quel che dice - di essere fra quegli elettori che non votano sempre "dalla stessa parte", ma alternano.
Credo che sia molto importante, per arrivare a una democrazia davvero tale, assumere una posizione come la sua.
Concepire le parti sociali come blocchi contrapposti, che non hanno altra scelta che combattersi a colpi di voto, e alle quali siamo vincolati da una sorta di patto di sangue, è un errore grave.
Si basa su distorsioni valutative che risalgono, a mio parere, alla visione marxista del rapporto fra capitale e plusvalore. Il plusvalore, infatti, è concepito da Marx come un mero prodotto della forza lavoro, senza tenere in alcun conto quello che è invece essenziale alla sua formazione: l'intelligenza del progetto che c'è dietro. Hai voglia lavorare e faticare, se il lavoro è applicato a oggetti mal fatti, non apprezzabili e quindi non acquistabili, il tuo plusvalore diventa un minusvalore: più ne fai e più sotto vai.
La capacità imprenditoriale, la creatività imprenditoriale, la capacità di gestione e rischio sono gli elementi che generano il plusvalore, di cui la manodopera è solo una componente, e nemmeno la più importante, ma non certo l'elemento generatore principale.
Dunque la concezione del corpo sociale come contrapposizione di parti che si contendono un osso è fittizia, l'osso del plusvalore non è un elemento fisso, facilmente calcolabile, ma è una variabile complessa che cresce o diminuisce a seconda della capacità imprenditoriale di valutare e decidere.
Sottovalutare sistematicamente l'apporto dell'intelligenza e del lavoro imprenditoriale (un lavoro notevole, incessante) alla formazione del valore è un errore che alla lunga ha conseguenze molto gravi.
Occorre mantenere un corretto equilibrio fra giuste rivendicazioni dei gruppi salariati e necessità di flessibilità senza le quali l'imprenditoria viene penalizzata e, alla lunga, paralizzata e soffocata. L'idea che esista una ricchezza stabile, fissa, che deve semplicemente essere spartita in modo equo è fasulla. La ricchezza si crea e si distrugge, non è un'entità fissa come i dobloni d'oro nei forzieri del re.
Dunque, pensare che le parti in gioco nel contratto sociale siano opponibili indefinitamente è un grave errore di valutazione; invece occorre che si crei un equilibrio virtuoso fra gli elementi in gioco nella vita economica di tutta la comunità.
La salute di un paese democratico sta in questo equilibrio, e nella capacità che deve necessariamente emergere nelle sue varie componenti di non sottovalutare mai le necessità di alcune parti a favore di altre.
Per questo il passaggio da uno schieramento all'altro non va inteso come "voltagabbanismo", come una sorta di tradimento e di passaggio "al nemico". Al contrario, va visto come il giusto correttivo nel momento in cui si manifesta la tendenza, da parte di un gruppo, a prevalere troppo sugli altri; di solito questa necessità si verifica dopo un lungo periodo di gestione del potere da parte di una delle componenti politiche, per evitare che il perdurare eccessivo delle chiavi nelle stesse mani generi un falso senso di appropriazione.
Dialettica e confronto sono alla base della crescita e dello sviluppo sano di una comunità.


1 commento:

  1. In altri paesi dalla democrazia più antica e consolidata e senza il guelfoghibellinismo di cui soffre l'Italia ( penso all'Inghilterra) è comune passare da un partito all'altro a seconda dei programmi e della situazine del momento.Detto questo io è da un po' di anni che dò solo un voto contro ( e tu immagini bene contro chi).Solo dopo che Mr.B. avrà lasciato potere potrò giudicare diversamente e votare indipendentemente dai blocchi.

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