domenica 26 giugno 2011

Napoli e la spazzatura: modello Eolo o modello Osaka?


Napoli si affaccia sul mare. Ora sta sprofondando sotto il mare: un mare di spazzatura.

Nell'oceano Pacifico c'è un'immensa isola galleggiante, grande quanto gli Stati Uniti. Non è l'isola di Eolo dalle mura di bronzo sonante, come narrava Omero: è un gigantesco accumulo di rifiuti. L'isola galleggiante a volte si avvicina alle coste e allora ogni angolo delle spiagge si ricopre di sacchetti di plastica. E' un mostro enorme, che cresce di giorno in giorno, un'Idra dalle mille teste che divora lo spazio libero del mare.

A Osaka l'isola di rifiuti invece è stata costruita a bella posta, cementata e trasformata nella piattaforma che accoglie l'aeroporto. Come dire: se si vuole, si può. I rifiuti sono diventati una risorsa utile, che ha allargato il territorio a disposizione dei cittadini, liberando zone fertili per realizzare le lunghe piste di atterraggio, tutte cemento, utili anzi indispensabili ormai, senza sprecare terreni pubblici che possono così essere impiegati per il verde.

Napoli deve scegliere: modello Eolo o modello Osaka?

martedì 14 giugno 2011

Due limerick per legulei


Ecco qua, anzi ecco quorum: due limerick dedicati ai professionisti della legge, li avevo scritti tempo fa, senza pensare ai quorum e a tutto il resto. Li dedico così, per allegria, bisogna festeggiare o no?


Limerick numero uno: cari giudici, abbiate cura di voi.


Un giudice di Forlimpopoli

giocava ogni tanto a monopoli;

se per troppo affanno

prendeva un malanno

beveva sei gocce di propoli.


Limerick numero due: fra gli uomini di legge ci sono anche i notai. Eccone uno che si gode l'arrivo dell'estate. Vi invito a imitarlo, con un bel quorum di angurie e relativi semi.


Un vecchio notaio di Stresa

aveva la faccia un po’ tesa:

con grande goduria

mangiava l’anguria

quel bravo notaio di Stresa.



lunedì 13 giugno 2011

L'incubo del Nano


Il vecchio Nano trema. Non di freddo però. Diciamo che l'acqua gli è andata di traverso, e che il calo energetico lo ha denuclearizzato fin nel midollo. Eppure no, non è questo: piuttosto lo spiffero gelido della rocca di San Leo che gli soffia alle caviglie e gli fa salire un brivido fino alla nuca e oltre, alle radici dei radi capelli trapiantati. Malignazzo di un Benigni.

E' l'impedimento impedito, a farlo raggelare. E' la faccia impassibile delle sue Eumenidi giudicanti, che lo inseguono in tutti i suoi peggiori incubi, vestite di una cupa toga di panno paonazzo, bordata d'ermellino...

L'incubo prosegue, il Nano si trova all'improvviso a dondolare sempre più forte in una strana scodella di ottone, tutta lucida e liscia, senza appigli. Alza gli occhi per cercare di capire dove si trovi, ed ecco che una figura gigantesca gli si staglia di fronte, torreggiante su di lui: il Nano si accorge di essere seduto sul piatto di una bilancia, e vede con orrore una figura diabolica che lo attende, armata di tenaglie incandescenti...

Nell'incubo il Nano trema e si fa piccino di fronte alla Donna maestosa e accigliata. Ce l'ha con lui? sì, ce l'ha con lui, lo perseguita. Tutta vestita di rosso, la Dea solenne e implacabile spinge l'orlo del piatto per farlo scivolare giù, fra le grinfie dell'aguzzino dai tratti demoniaci.

Il Nano si sente afferrare da una mano adunca, getta un urlo... tutto il Parlamento si volta a guardare cosa succede. Il Presidente si era assopito, stravolto da una stanchezza senile. Una mano lo scuote gentilmente, una voce gli mormora: su Presidente si svegli, stanno arrivando i dati definitivi dei referendum.



venerdì 10 giugno 2011

Condominio Italia


Speriamo.
Speriamo che almeno la nuova legge elettorale si riesca ad averla.
Non ne posso più di vedere quattro gatti in minoranza (ora sono quelli della Lega, domani magari i grillini) fare e disfare come se fossero loro a rappresentare la maggioranza degli Italiani.
Ministeri a Milano: ma chi li vuole? i milanesi non mi pare ne siano ansiosi.
Stanno facendo cose che richiederebbero l'avallo di un referendum.
Anche nei condomìni certe decisioni strutturali non si possono prendere senza l'approvazione esplicita della maggioranza assoluta dei condòmini.
L'Italia non vale nemmeno quanto un condomìnio?


domenica 5 giugno 2011

Pirati dei Caraibi, musica, metrica e rime


Oggi stavo cucinando qualcosa - niente di speciale - e intanto mia figlia guardava un film col lettore dvd. I pirati dei Caraibi; un film piacevole, carino, niente di speciale. Non vedevo le immagini, sentivo il sonoro. In una scena d'azione si sentiva un tintinnare di spade accompagnato da una musichetta ad hoc. Mi sono chiesta, come tante volte mi accade guardando i film: che differenza c'è fra quando le cose accadono nella realtà e quando accadono nei film?

Una grande differenza sta nella musica. Nel film la musica ti guida a capire cosa sta accadendo, l'importanza che il fatto assume nella trama, il grado di pericolo, crea aspettative, ti induce a spaventarti o a tranquillizzarti. Invece nella realtà le cose si svolgono lisce lisce, quasi non ne cogli la gravità se non un attimo dopo, quando magari ormai è troppo tardi. Nella realtà sembra non ci sia un inizio e una fine, le cose si accavallano a volte impercettibili e a volte troppo precipitose, ti colgono di sorpresa, c'è sempre una sorta di disordine spiacevole nei nostri drammi quotidiani che non è solo insito nelle difficoltà proprie dell'accaduto, ma anche nel modo in cui accadono, senza preavviso, senza che abbiamo la possibilità di inserirle in un ordine e in un'armonia.

La musica che costruisce e guida, la musica che dà senso: ecco a cosa servono la metrica e la rima nella poesia. Sono come la musica dei film: organizzano e armonizzano la percezione dei fatti e dei detti.
Spleen III


La giornata piovosa sembra adatta a ripescare una delle mie recenti traduzioni.
Anche se a dire il vero oggi la pioggia mi dà più che altro un senso di vitalità: sul terrazzo le foglie verdeggiano a gara, luccicanti e robuste, piene di linfa e pronte a fiorire.

Spleen III

di Charles Baudelaire

traduzione di Paola Magi

Sono come il sovrano d’un paese piovoso,

ricco e impotente, giovane eppure molto annoso,

che, dei suoi cortigiani sprezzando i rituali,

coi suoi cani si annoia, e con altri animali.

Niente può rallegrarlo, né preda né falcone,

né il popolo morente di fronte al suo balcone,

la grottesca ballata del suo giullare amato

non attira la fronte del crudele malato:

il suo letto gigliato si trasforma in avello,

e le dame, per cui ogni principe è bello,

non sanno più trovare quell’abito impudico

che strappi a questo giovane scheletro un sorriso.

Mai non seppe il sapiente, che l’oro gli ha prodotto,

estirpargli dal seno l’elemento corrotto,

e in quei bagni di sangue, lascito dei Romani,

che i potenti ricordano quando si fanno anziani,

non seppe riscaldare quella carcassa ebète

in cui non scorre sangue, ma verde acqua del Lete.

venerdì 3 giugno 2011

Voltagabbana, plusvalore, dialettica


Sul blog di Vitamina "Iris e libellule" è iniziato uno scambio di idee su una questione che mi sta a cuore, e la riprendo qui.
Mariolino scrive - e io sottoscrivo quel che dice - di essere fra quegli elettori che non votano sempre "dalla stessa parte", ma alternano.
Credo che sia molto importante, per arrivare a una democrazia davvero tale, assumere una posizione come la sua.
Concepire le parti sociali come blocchi contrapposti, che non hanno altra scelta che combattersi a colpi di voto, e alle quali siamo vincolati da una sorta di patto di sangue, è un errore grave.
Si basa su distorsioni valutative che risalgono, a mio parere, alla visione marxista del rapporto fra capitale e plusvalore. Il plusvalore, infatti, è concepito da Marx come un mero prodotto della forza lavoro, senza tenere in alcun conto quello che è invece essenziale alla sua formazione: l'intelligenza del progetto che c'è dietro. Hai voglia lavorare e faticare, se il lavoro è applicato a oggetti mal fatti, non apprezzabili e quindi non acquistabili, il tuo plusvalore diventa un minusvalore: più ne fai e più sotto vai.
La capacità imprenditoriale, la creatività imprenditoriale, la capacità di gestione e rischio sono gli elementi che generano il plusvalore, di cui la manodopera è solo una componente, e nemmeno la più importante, ma non certo l'elemento generatore principale.
Dunque la concezione del corpo sociale come contrapposizione di parti che si contendono un osso è fittizia, l'osso del plusvalore non è un elemento fisso, facilmente calcolabile, ma è una variabile complessa che cresce o diminuisce a seconda della capacità imprenditoriale di valutare e decidere.
Sottovalutare sistematicamente l'apporto dell'intelligenza e del lavoro imprenditoriale (un lavoro notevole, incessante) alla formazione del valore è un errore che alla lunga ha conseguenze molto gravi.
Occorre mantenere un corretto equilibrio fra giuste rivendicazioni dei gruppi salariati e necessità di flessibilità senza le quali l'imprenditoria viene penalizzata e, alla lunga, paralizzata e soffocata. L'idea che esista una ricchezza stabile, fissa, che deve semplicemente essere spartita in modo equo è fasulla. La ricchezza si crea e si distrugge, non è un'entità fissa come i dobloni d'oro nei forzieri del re.
Dunque, pensare che le parti in gioco nel contratto sociale siano opponibili indefinitamente è un grave errore di valutazione; invece occorre che si crei un equilibrio virtuoso fra gli elementi in gioco nella vita economica di tutta la comunità.
La salute di un paese democratico sta in questo equilibrio, e nella capacità che deve necessariamente emergere nelle sue varie componenti di non sottovalutare mai le necessità di alcune parti a favore di altre.
Per questo il passaggio da uno schieramento all'altro non va inteso come "voltagabbanismo", come una sorta di tradimento e di passaggio "al nemico". Al contrario, va visto come il giusto correttivo nel momento in cui si manifesta la tendenza, da parte di un gruppo, a prevalere troppo sugli altri; di solito questa necessità si verifica dopo un lungo periodo di gestione del potere da parte di una delle componenti politiche, per evitare che il perdurare eccessivo delle chiavi nelle stesse mani generi un falso senso di appropriazione.
Dialettica e confronto sono alla base della crescita e dello sviluppo sano di una comunità.


mercoledì 1 giugno 2011

Dal fattore TV al fattore W: un passaggio epocale

Mister B sta scivolando verso il basso: certamente per colpa sua e dei suoi clamorosi errori degli ultimi anni, in un crescendo vertiginoso. Ma credo che ci sia da leggere, in questo suo improvviso cedimento, in questa caduta della capacità comunicativa e mediatica di Mr B, anche una svolta epocale. Il re delle televisioni non è il re del web: il fattore W sta sorpassando il fattore TV, l'informazione e la partecipazione sempre più passano dalla rete, l'impero televisivo appare sulla via del tramonto, surclassato dalla energia strepitosa della Rete.
Bene. Grazie al web la democrazia prende radici più solide e profonde. Addio Mr B. Lo share ti abbandona.