martedì 3 maggio 2011

Omaggio a Federico Garcia Lorca




Quando ero giovane, uno dei poeti che amavo - e come me, ricordo, anche le mie amiche del liceo - era Garcia Lorca. La sua poesia sa di terra e di vento, di sangue e di sorrisi. C'è qualcosa di profondamente duro, cristallino direi, nei suoi versi: è il controcanto della sensibilità estrema e della intima eleganza che fanno di lui un insuperabile rappresentante dell'anima spagnola.
Una poesia che io e Lorenza-Vitamina amavamo era Arbolé.
Come si traduce Arbolé? a prima vista sembra un termine inventato, intraducibile.
Poi però ho trovato, frugando e rivoltando tutti i dizionari on line possibili e immaginabili (ce n'è di ottimi) ho trovato che Arbolé può essere inteso come un verbo al passato, che significa qualcosa come "inalberare", "fornire d'albero" e quindi "alberare".
Ho fatto perciò una traduzione un po' audace, borderline, ma forse può avere qualche plausibilità. Il titolo della poesia l'ho interpretato come "si fece albero, e da secco che era, fruttò", utilizzando il raro verbo "alberare" che pare esista in italiano.
Vediamo che ve ne pare.
Grazia, tu che sei intenditrice raffinata di cose d'arte: sai che gli ultimi versi mi fanno pensare a "Giove e Io" del Correggio, con quel braccio grigio di nubi e d'aria che cinge la vita della giovane donna?


Federico Garcia Lorca
Alberò alberò
Traduzione di Paola Magi

Alberò alberò,
secco e fruttò.
La giovane dal bel viso
sta raccogliendo le olive.
Il vento, amante di torri,
la prende per la cintura.
Passano quattro scudieri
sopra cavalli andalusi:
con abiti azzurri e verdi,
con grandi mantelli scuri.
“Vièntene a Cordoba, bella”.
Ma lei non li sta a sentire.
Passano tre bei toreri,
molto snelli alla cintura,
con vesti color d’arancia
con spade d’argento antico.
“Vièntene a Siviglia, bella”.
Ma lei non li sta a sentire.
Quando la sera discende
con la sua luce soffusa,
passa un ragazzo che porta
le rose e i mirti di luna.
“Vièntene a Granada, bella”.
Ma lei non lo sta a sentire.
La giovane dal bel viso
séguita a cogliere olive,
il braccio grigio del vento
avvolto alla sua cintura.
Alberò alberò,
secco e fruttò.


2 commenti:

  1. Me l'avevi lasciata in un post di qualche tempo fa , mi piace moltissimo , le immagini della ragazza le ho in me da tanti anni , in un'immaginaria collina spagnola , con un cielo percorso da turbini di vento e colori a olio del paesaggio . La traduzione del libro che avevo in casa diceva del vento "corteggiatore di torri ". Ti ho mai detto che il mio babbo , nella casa dei miei primi anni , aveva un giradischi e la sera ascoltava il"Lamento per la morte di Ignazio Sanchez Mejias" recitata da Arnoldo Foà . Piangevo sempre . Ancora ce l'ho nell'orecchio quel grido "No! Non voglio vederlo!" E la storia del sangue di Ignazio sparso sopra l'arena , e poi .."verrà l'autunno , con le conchiglie, uva di nebbia e monti aggruppati .." Cosa non si impara da bambini.

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  2. Non conosco Federico Garcia Lorca ma trovo che questa poesia sia bellissima.
    Grazie cara Paola,
    un abbraccio

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