giovedì 17 marzo 2011

Bandiera tricolore

Oggi ho comprato una piccola coccarda tricolore e l'ho messa sulla sciarpa. Ero orgogliosa di esibire questo discreto segno di festa.
A casa di amici ho assistito al rito, molto informale e scherzoso a dire il vero, dell'alzabandiera - non proprio un alzabandiera, direi un appendibandiera. Marito e moglie hanno sistemato il tricolore in un angolo del loro bellissimo terrazzo affacciato sull'abside di Sant'Ambrogio, e noi ospiti siamo scesi in strada a controllare che si vedesse bene.
Non è stato facile trovare una coccarda, neanche un ambulante in giro a offrirne, come invece avrei immaginato. Alla fine ho ripiegato su un volume della Storia di Montanelli, quello sul Risorgimento, in offerta a un euro all'edicola vicino casa; con un euro ti davano il libro più un nastrino tricolore da attaccare alla sciarpa o alla camicia.
Insomma, ce l'ho fatta. C'è voluto un po' prima di riuscire ad attaccare la spilletta al bavero del cappotto, persino gli edicolanti, marito e moglie pure questi, si sono dati da fare per aiutarmi: alla fine ho lasciato perdere il bavero di tessuto troppo spesso e ho optato per la sciarpa. Il risultato era perfetto, e sono andata a passeggio per via Torino, una strada centrale che va verso il Duomo.
Mia figlia era ospite a pranzo da un'amica. Mi ha raccontato che hanno mangiato un piatto tricolore, e poi hanno passato il pomeriggio a farsi le unghie (dodicenni!). A fine pomeriggio vado a recuperarla: l'amica esibiva delle bellissime unghie tricolori.
Mi è piaciuta quest'aria di festa, e soprattutto il fatto che ci fosse una bandiera che è quella di tutti, non di una parte contro un'altra.
Ecco perché ero fiera di indossare un segno tricolore, ecco perché gioivo vedendo che anche altri milanesi, oltre ai miei amici, hanno appeso bandiere tricolori alle finestre. Pensavo al Lorenzetti e alla sua Concordia nell'Allegoria del Buon Governo. Ecco un valore su cui meditare.

3 commenti:

  1. Cara Paola,
    che piacere trovare questi tuoi pensieri sull'Italia. Anche qui molte bandiere ma io non sono riuscita a procurarmi neppure una coccardina. Ci proverò oggi, anche perché vorrei portare un segno in ufficio da tenere sulla scrivania perché sia chiaro, se già non lo fossero le mie parole e il mio comportamento, che io amo far parte di tante diversità unite da un'unica lingua.
    Parlare la stessa lingua ci consente di conoscere ed apprezzare le diversità che sono un arricchimento irrinunciabile per anima, testa e cuore.
    Un saluto e buon weekend. Maria

    RispondiElimina
  2. Altra cosa splendida è poter comunicare in altre lingue, con altre culture. Amare la propria nazione e farne parte con orgoglio deve lasciare aperte le porte della conoscenza. In questi giorni ne ho sentite tante... I festeggiamenti infatti possono avere creato anche fraintendimenti fra coloro che si considerano "migliori". Ma festeggiare la propria identità non significa dare maggior valore alla propria rispetto a quella di chi è nato o vive altrove. Il concetto che esprimevo nel commento precedente si allarga quindi e diventa: amo far parte di tante diversità e trovare gli strumenti per poter comunicare e capire...
    Mi ritiro. E' ora di pensare a spadellare.
    Un caro saluto. Maria

    RispondiElimina
  3. Ciao Maria! che bello ritrovarti qui nella blogosfera!
    Grazie della visita e del commento, a presto.

    RispondiElimina